Con il documento “Ad resurgendum cum Christo”  la Congregazione per la Dottrina della Fede, con la supervisione di Papa Francesco, fa chiarezza sulla cremazione, dichiarandola non contraria alla fede e quindi non vietata dalla fede cristiana purché praticata dopo la celebrazione delle esequie e con la supervisione pastorale.

La chiesa – si legge nel documento – non scorge ragioni dottrinali per impedire tale prassi, poiché la cremazione del cadavere non tocca l’anima e non impedisce all’onnipotenza divina di risuscitare il corpo e quindi non contiene l’oggettiva negazione della dottrina cristiana sull’immortalità dell’anima e la risurrezione dei corpi.

La  pratica tuttavia non deve essere finalizzata alla dispersione delle ceneri “nell’aria, in terra o in acqua o in altro modo” per evitare ogni tipo di equivoco con altre concezioni della morte. Non è consentita inoltre la conversione  delle ceneri «in ricordi commemorativi» in pezzi di gioielleria o in altri oggetti.

Secondo quest’apertura inoltre le ceneri non possono essere custodite in casa. Per non sottrarre i defunti al ricordo dei parenti ed alla preghiera, esse vanno collocate in un luogo sacro come i cimiteri, capaci di proteggere le ceneri da pratiche di superstizione e mancanze di rispetto o non curanze, soprattutto col susseguirsi delle generazioni.

Nello stesso documento viene ribadito che la sepoltura resta comunque la pratica preferibile poiché, si legge, “l’inumazione è innanzitutto la forma più idonea per esprimere la fede e la speranza nella risurrezione corporale”.

Si tratta di una nuova importante tappa nel percorso iniziato nel 1963 che ha condotto la chiesa cattolica dalla netta condanna, all’accettazione della cremazione

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